martedì 4 dicembre 2012

Stanza di isolamento in una scuola elementare

In America ne inventano sempre una nuova... e non sempre sono notizie edificanti.

Ana Bate è la mamma di una bambina di sette anni che frequenta la scuola elementare di Longview che ha postato su facebook la foto della "stanza di isolamento" che hanno installato all'interno della scuola.


La stanza è proprio come quella che si trova nei manicomi: è piccola, insonorizzata e ha pareti imbottite.


La Bate è inorridita di fronte alla notizia che ha appreso da sua figlia di essere stata messa in punizione seduta davanti alla stanza di isolamento, mentre tre bambini suoi compagni si sono succeduti uno dietro l'altro, condannati a scontare la loro pena.

E ha deciso di denunciare la cosa attraverso i social network.



I dirigenti scolastici, sommersi dalle polemiche, hanno raccontato di averla installata con il consenso dei genitori per gestire le crisi di ira e rabbia di nove studenti particolarmente difficili, affetti da autismo o altri disturbi del comportamento.
E difendono la loro decisione spiegando che la punizione serve e i bambini non vengono mai lasciati da soli, ma sempre in compagnia di un adulto. Insomma, se si sta in isolamento ma in compagnia si sta meglio!
Non solo, la portavoce della scuola dice che qualche bambino entra volontariamente nella stanza di isolamento per calmarsi quando è particolarmente nervoso. E alcuni genitori dei bambini con problemi di comportamento si sono detti d'accordo con questo provvedimento, come Niki Favela, sua figlia undicenne con sindrome autistica ha tratto beneficio da questo metodo e ha imparato ad avere più controllo di se stessa.
Ma l'idea della stanza di isolamento non è nuova negli Stati Uniti. A settembre il caso di un bambino di sette anni che era stato ripetutamente punito e rinchiuso in una stanza di isolamento in una scuola dell'Arizona aveva fatto notizia.






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