lunedì 3 maggio 2010

Congedo di maternità: un diritto, anzi un valore

Giorni fa leggevo un pezzo scritto da Sarah Fraser sul Times che commentava la notizia che l’Italia è il Paese più sicuro al mondo dove partorire. La Fraser ha partorito sia in Gran Bretagna che in Italia e dice chiaramente di non essere affatto sorpresa della classifica che vede l’Italia fare la parte del leone, perché la sua esperienza conferma in assoluto questi dati.

Non solo, la giornalista indica nella legge che regola, in Italia, il congedo per maternità una possibile causa di questo primato: in Italia, scrive la Fraser, la mamma può dedicarsi alla sua maternità fino a un massimo di 24 mesi mentre in Gran Bretagna non si superano i 12 mesi e questo gioca un ruolo importante nel favorire la salute e il benessere della madre.

La teoria è affascinante - anche se per quanto mi sforzi non riesco a capire come si possa allungare il congedo parentale fino a 24 mesi (se qualcuno ne è capace mi sveli il mistero per favore!) – e mi torna utile adesso che scrivo questo post per commentare l’intervista che Maria Stella Gelmini, di professione Ministro dell’Istruzione e neomamma, ha rilasciato qualche giorno fa al Corriere della Sera e che ha fatto andare su tutte le furie le mamme fuori e dentro la rete.

Ci ho messo un po’ a elaborare la cosa e a capire cosa ne pensavo veramente, perché in fondo io ho vissuto la maternità un po’ a casa e un po’ al lavoro, senza godermela quanto avrei voluto ed è stato un sacrificio. Sono tornata a lavoro dopo nemmeno tre mesi dalla nascita di mio figlio perché sono una lavoratrice autonoma e non c’era modo di convincere clienti e incarichi a vivere con sana lentezza e a prendersi una pausa pure loro.

Quindi leggere che il Ministro Gelmini dopo SOLO DIECI giorni dalla nascita della figlia era già a lavoro, seppure a casa sua, che secondo lei


è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici.

E che


le donne normali che lavorano dopo il parto e sono costrette a stare a casa sono delle privilegiate



non mi ha sconvolto più di tanto. In questi anni una marea di donne che conosco, impiegate o dipendenti, non si sono godute soltanto il SACROSANTO periodo di maternità che spetta di DIRITTO e che è anche un obbligo previsto dalla legge. Ma hanno fatto carte false (intendo proprio false) per stare a casa dodici mesi e più. Dal diritto alla truffa.

Io i dodici mesi a casa con mio figlio me li sogno (libero professionista = precaria = sempre a lavoro) e forse pure li temo.

Questo per dire che il discorso della Gelmini in fondo non mi era del tutto ostico - dopo tre mesi ero a lavoro, mi dispiaceva, ma potevo organizzarmi orari e giorni in modo personale e flessibile (esattamente come probabilmente farà la Gelmini o la D’Amico che lei stessa portava ad esempio)- e che, all’inizio, questa intervista aveva un sapore familiare, qualcosa di comprensibile e di già vissuto.

Poi mi sono detta no.

No. Perché queste dichiarazioni e questo modo di pensare trovano un proprio significato solo se le incastriamo nella nostra vita di tutti i giorni, fatta di impegni, di responsabilità, di lavoro, lavoro, lavoro. Una vita di corsa, della quale spesso si perde il senso.

No. Perché quando nasce un bambino la nostra vita dovrebbe rallentare, prendersi una pausa perché la nascita e il parto sono due momenti assolutamente irripetibili, che ti lasciano sgomenta, spaventata, travolta da una soddisfazione e da una gratificazione che mai avresti immaginato, da una inesauribile energia e voglia di stare con il tuo bambino.

No. Perché mai verrebbe in mente a una neomamma di andare a lavorare dopo dieci giorni. Se qualcuna ci riesce è solo perché non ha scelta o perché “bisogna fare sacrifici e non lagnarsi”.

No. Perché il bambino appena nato ha bisogno di stare con la mamma in un ambiente caldo, protetto e sereno. E’ un suo diritto e i suoi diritti vanno tutelati (non solo quelli dell’embrione/blastocisti che ha diritto alla vita anche a costo di rovinare quella della donna che lo ha accolto in grembo).

No. Perché quel periodo iniziale è irripetibile, dura un attimo poi si perde, a un tratto scompare. Quell’unione incredibile e improvvisa con il passare dei mesi si rafforza, assume le forme di un legame forte, stabile e duraturo. Ma quella tempesta di ormoni ed emozioni non torna più.

Secondo me questo periodo prezioso va tutelato ad ogni costo, a dispetto della folle corsa e delle urgenze lavorative. E’ vero, dobbiamo rimboccarci le maniche e francamente ce lo ricordiamo ogni giorno mentre ci sbattiamo avanti e indietro. Ma quando diventiamo mamme, quando incontriamo il nostro bambino, la priorità è solo poter stare con lui per conoscerci, abituarci a questo nuovo pazzo amore e poter consolidare un legame che poi, quando verrà il giusto momento di separarci per tornare a lavoro, non verrà intaccato dall’assenza e dal rimpianto.

Proprio oggi un lancio di agenzia ha reso note le dichiarazioni di Mara Carfagna, Ministro per le Pari Opportunità:

"l’accesso e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, la loro progressione in carriera e la tutela della maternità rientrano senza dubbio tra i principali obiettivi dell'azione del nostro Governo".

Ecco, tutelare il lavoro delle donne che diventano madri è un obiettivo da non dimenticare mai, ma anche fare in modo che le donne che diventano madri possano godere del congedo di maternità come un inalienabile diritto, promuovendo questo congedo come un autentico valore per la società, questa sì che sarebbe una gran bella sfida. Degna del Paese dove è radicato il senso della famigghia.


Qualche link utile per saperne di più sul diritto al congedo di maternità:
INPS
Camera dei Deputati
INAIL
Immagine:
Maternità di Keith Haring

3 commenti:

Anonimo ha detto...

che tristezza queste dichiarazioni. e pensare che è una donna giovane, mamma e con un incarico di responsabilità. potrebbe dare il buon esempio di moderazione e di capacità di conciliare, invece un'esagerazione che sa di fanatismo.
bello il tuo blog. marilicia

Anonimo ha detto...

capisco quello che dici. in parte condivido ma pensiamo anche che è un ministro e avrà un bel po' di faccende da sbrigare che non è che possono aspettare mesi. magari si è organizzata (come mi sembra di capire leggendo l'intervista): ha un aiuto, sta a roma con la bambina, lavora, fa delle pause, allatta. insomma beata lei! E' lei la privilegiata altrochè
simona

Daniela ha detto...

Non credo che il ministro Gelmini abbia cognizione di causa quando parla dii maternità, essendo una privilegiata.Può rientrare a lavorare subito anche perchè non ha certo prpblemi a pagare asili nido o tate che accudiscano(che tristezza)la figlia al posto suo.