venerdì 1 aprile 2011

Diventare mamma anche dopo un tumore o un trapianto

Diventare mamma dopo un tumore o dopo un trapianto si può e la medicina deve impegnarsi in questo senso. Se n'è discusso in occasione dell'ultimo congresso della SIMP (Società di Medicina perinatale) che ha puntato l'attenzione sui due filoni principali dei quali si sta occupando la medicina perinatale: uno è quello oncologico, dove si stanno facendo tutti gli sforzi affinché la paziente colpita da tumore riesca ad iniziare e a portare a termine una gravidanza senza mettere in pericolo né la propria salute né quella del neonato; l’altro è la gravidanza nelle donne trapiantate per il quale è in fase di attuazione un Registro, il primo in Italia e in Europa, in collaborazione con il Meyer, l’Istituto Superiore di Sanità e il Centro Nazionale Trapianti, al fine di raccogliere i dati e delineare linee guida specifiche.



La promozione della salute della madre, del feto e del neonato e la tutela dei loro diritti è l’area tematica centrale di questo congresso che si pone come osservatorio concentrato soprattutto sulla maternità come stato di salute, ma anche come dimensione culturale e professionale - afferma Gianpaolo Donzelli, Presidente SIMP - L’Italia occupa una posizione nel complesso buona o quanto meno in linea con quella degli altri paesi europei per quanto riguarda la salute perinatale sia riferita alla mamma che al neonato. Tuttavia, rimangono ancora aperte alcune problematiche come i nati pretermine che, nel nostro Paese, rappresentano il 6,5% dei nati vivi.

L’innalzamento dell’età materna e il maggior ricorso alla procreazione assistita, con conseguenti nascite gemellari, costituiscono la causa principale dei nati prematuri, di cui i neonati gravemente pretermine (meno di 32 settimane) rappresentano lo 0,9% circa, mentre il 5,6% ha età gestazionale tra 32 e 37 settimane. Si registra, inoltre, un aumento del tasso di parti cesarei che mette l’Italia in pole position con la percentuale più alta d’Europa (37%) e un tasso piuttosto elevato di episiotomie che riguarda il 52% dei parti vaginali.



REGISTRO ITALIANO PER LA GRAVIDANZA E IL NEONATO DA DONNA TRAPIANTATA

È il primo registro nazionale, nonché europeo, che valuterà le principali problematiche delle gravidanze nelle donne che hanno subìto un trapianto di organo solido (cuore, rene, fegato, polmone, pancreas) e la salute del loro neonato.

Ad oggi i dati a disposizione in quest’area sono tutti retrospettivi e piuttosto frammentari – specifica Donzelli – Questo registro, che sarà gestito dal Dipartimento Medico Chirurgico Feto-Neonatale del Meyer, invece, si pone come obiettivo quello di creare un’anagrafe nazionale, sistematizzare le informazioni per delineare quali siano le maggiori problematiche cui va incontro la madre trapiantata (per esempio il rischio di rigetto, ipertensione, parto pretermine, basso peso alla nascita) e definire le procedure, le linee guida e i percorsi da seguire nella gestione della gravidanza e del follow up materno-infantile.”

Dato il notevole progresso raggiunto nelle pratiche mediche e chirurgiche dei trapianti d’organo, la gravidanza è percepita oggi possibile per le donne sottoposte a trapianto. In letteratura sono riportati circa 14.000 nati da madre trapiantata. In Italia ogni anno sono circa 1.000 le donne che subinile, 909 trapianti tra cuore (72), rene (534), fegato (275 tra intero e split), polmone (34), pancreas (18), intestino (3)[1].

“Le donne trapiantate oggi sono in condizione di riacquistare una buona qualità di vita e, se ben controllate, possono portare a termine una gravidanza e avere neonati sani – precisa Alessandro Nanni Costa, Direttore CNT – Ecco perché nasce l’idea di questo registro, che per la prima volta, grazie alla collaborazione dei centri trapianto, potrà fornire una fotografia dettagliata della salute delle madri trapiantate e dei loro neonati.”



GRAVIDANZA CON PREGRESSE NEOPLASIE

L’8% dei tumori femminili è diagnosticato sotto i 40 anni e curato con successo. I migliorati tassi di sopravvivenza, associati a trattamenti conservativi, permettono a giovani donne con forme precoci di tumori ginecologici e con stadi iniziali di altre neoplasie di affrontare delle gravidanze. Oggi una gravidanza su 1.000 è complicata da tumori: 75% solidi (mammella, cervice, melanomi) e 25% ematologici.

La consulenza preconcezionale rappresenta uno strumento fondamentale ed efficace nella prevenzione di condizioni patologiche associate alla gravidanza, potenzialmente capaci di influenzare l’esito perinatale – afferma Donzelli – A maggior ragione in una storia di neoplasia è importante fornire informazioni alla donna circa la possibilità di effettuare trattamenti conservativi rispettosi della fertilità, dei tempi di attesa, di eventuali rischi materni (ripresa/recidiva di malattia) ed embrio-fetali.”

"Generalmente si consiglia un periodo di attesa di due anni dopo il trattamento, ma naturalmente il tempo ottimale tra cura e concepimento deve essere valutato su ogni singola paziente, per la quale è essenziale impostare un check up psico-fisico con particolare attenzione agli organi che potrebbero essere stati compromessi”, precisa Giovanni Scambia, Professore Ordinario di Ginecologia ed Ostetricia presso l’Università Cattolica di Roma.

1 commento:

Anonimo ha detto...

coincidenza vuole che proprio oggi ho letto di una donna alla quale in america hanno i figli perchè malata di tumore. secondo i giudici non è idonea a fare la madre. scioccante