Quando è nato mio figlio ho acquistato un alberello di ulivo e sono andata in Umbria per piantarlo nella terra di un mio amico. Ogni tanto il mio amico mi manda MMS con le immagini dell’alberello che cresce insieme al mio cucciolo.
Ho ripensato all’immagine di mio marito con stivaloni da contadino e zappa in mano quando ho letto che se n’era andato Giovanni Bollea, l’amico dei bambini, il padre italiano della neuropsichiatria infantile, nonché l’ideatore dell’iniziativa “un albero per ogni bambino” e presidente dell’associazione
ALVI (Alberi per la vita).
Bollea è scomparso a 97 anni, dopo una intera vita dedicata ai bambini, alla loro serenità e alla loro crescita. “Alla mia età sono felice al mattino quando mi alzo e realizzo che sono uno psichiatra infantile: che vedrò bambini e farò sorridere qualche madre”, così diceva e sintetizzava il senso profondo della sua professione, che non era solo un lavoro ma un’autentica vocazione.
Un istinto affettuoso e compassionevole lo ha spinto a lavorare accanto alle mamme e ai loro bambini, gli ha permesso di accostarsi con umiltà a quelle mamme che tutto il sapere hanno dentro se stesse e che esortava sempre affinchè non cercassero la perfezione, ma fossero se stesse e dedicassero tempo a loro, oltre che ai loro bambini.
Ha introdotto in Italia la psicoanalisi e la psicoterapia di gruppo in pediatra e si è dedicato soprattutto ai bambini con sindrome di Down, convinto forse da quel ricordo di se stesso bambino che gridava “perché non li curate?” alle suore che portavano i bambini al Cottolengo dicendo che erano “ destinati al paradiso”.
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