lunedì 22 febbraio 2010

Un travaglio senza cibo nè acqua. Ma serve davvero?

Niente per bocca” durante il travaglio: è una pratica che è stata molto diffusa negli ultimi decenni, ma che oggi viene messa fortunatamente sempre più spesso in discussione (immaginiamo di non poter bere un po’ d’acqua o mangiare un biscotto in dodici o quindici ore di travaglio….).

Secondo i suoi sostenitori, le donne che stanno affrontando un travaglio non dovrebbero mangiare e bere alcunché per evitare possibili complicanze, come la Sindrome di Mendelson, nel caso in cui un parto naturale finisca in un parto cesareo con anestesia generale.
Ma i detrattori di questa pratica si sono attivati negli ultimi tempi per dimostrare che si tratta più di rischi teorici che concreti e che non vi è alcuna reale controindicazione a far mangiare o bere una paziente se lei stessa ne ha voglia.
Ad esempio un’analisi condotta dai ricercatori dell'East London Hospital Complex ha riesaminato cinque studi che negli anni si sono posti il problema e ha concluso che non esistono prove né dei danni né dei benefici della pratica “nulla per bocca”. Conclusione: la scelta se mangiare o bere andrebbe lasciata alla donna che dovrebbe essere messa in condizione di decidere liberamente.
La Sindrome di Mendelson è una rara complicanza che può verificarsi durante l’anestesia generale nel corso del parto cesareo e che provoca un rigurgito di acidi di stomaco nei polmoni. Secondo i ricercatori inglesi, grazie all’avvento dell’anestesia epidurale e alla bassa incidenza di parti cesarei in anestesia generale, al giorno d’oggi sarebbe più efficace studiare metodi per prevenire il rigurgito invece di impedire a tutte le partorienti di mangiare o bere qualcosa.

Image: Flickr

1 commento:

Anonimo ha detto...

se penso alla fame che avevo dopo dieci ore di travaglio mi sale ancora il sangue alla testa per il nervoso grrrr
ciao stefania