domenica 18 gennaio 2009

Parto cesareo: Italia maglia nera

Confesso, ho partorito con un taglio cesareo. Il mio oculista mi ha assolutamente vietato il parto naturale e mi sono detta: “Bella scusa”.
Questo per dire da subito che sono tra quelle che non ritengono le cesarizzate delle mamme di serie B. Per me 20 ore di travaglio non santificano una nascita e non fanno una mamma.
Certo, ciò non toglie che il pensiero della nascita naturale mi affascina molto e forse non proverò mai nella vita quello che hanno provato le mamme che hanno partorito spontaneamente, ma me ne sono fatta un ragione e i momenti in cui il mio piccolo ha fatto il suo “Ngue” per esprimere il suo disappunto nel dover uscire o l’attimo in cui l’ho visto rosa rosa e l’ho potuto baciare restano impressi indelebilmente nella memoria, anche se non l’ho spinto fuori con tutte le mie forze e dolori.
Questa mia personale esperienza per introdurre i risultati di una recente indagine condotta dall’Agenzia per i servizi sanitari del Lazio che ha reso noto come il numero di parti cesarei sia in netto aumento, soprattutto nelle cliniche frequentate dalla borghesia medio-alta.
Il dato è davvero impressionante: la clinica Mater Dei di Roma ha registrato un tasso di parti cesarei pari al 84,4%. Praticamente quasi nove nascite su dieci sono avvenute con un taglio cesareo. La clinica fa solo ricoveri a pagamento e ciò sembra portare alla conclusione che spesso sono proprio le donne a chiedere il cesareo e a pagare per ottenerlo.
In Italia, a prescindere dalle cliniche private, il numero di parti cesarei resta davvero alto rispetto alla media europea: si sfiora il 37% contro il 15-20% consigliati dall’Organizzazione Mondiale della sanità.
Ciò che mi fa riflettere è che da un lato i medici intervistati dichiarano, con un palpabile senso di resa, che con il passare degli anni l’intervento della chirurgia sarà sempre più diffuso portando un progressivo aumento dell’ospedalizzazione del parto, dall’altro il numero di parti naturali viene utilizzato come strumento per valutare l’efficacia del sistema sanitario nazionale.
Personalmente ritengo che uno stato progressista e all’avanguardia sia un luogo dove ogni donna possa liberamente scegliere in che modo partorire seguendo le proprie paure e i propri desideri con il supporto e il consiglio del medico, dove l’epidurale non sia un optional piuttosto costoso, dove ci sia la possibilità di fare il travaglio in luoghi confortevoli e a misura di mamma, dove si possa partorire in acqua, dove il personale infermieristico aiuti ogni nuova mamma con la stessa accoglienza e professionalità della prima volta in cui è stata in sala parto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma come si fa a dire che una fa il cesareo per non sentire dolore? Tu che l'hai fatto puoi dirmi che dolori hai provato. se fai il naturale puoi soffrire anche per 20ore come dici ma poi ti alzi con le tue gambe e ti mangi un bel cornetto alla crema

Silvia

Renata ha detto...

Ognuno dovrebbe davvero poter scegliere rispettando al salute della mamam e del bambino.
Il dolore, la capacità di sopportarlo ma anche l'intensità dello stesso sono soggettive. Io ho alle spalle un parto naturale e un cesareo d'urgenza. Il primo doloroso, molto, troppo, ma bello, unico e appagante, il secondo uno strappo fisico e psicologico che si rimargina con il tempo. Ognuno ha il suo vissuto e la sua esperienza non saprei cosa consigliare ma se mai avrò un terzo figlio spererei per me in un altro parto naturale.