venerdì 1 ottobre 2010
Nelle sale parto d'Italia si litiga continuamente. Oppure no...
Premessa: provo tenerezza, sgomento e solidarietà per le famiglie che nelle ultime settimane hanno visto trasformare il momento più bello della loro vita (quello della nascita di un bambino) in un incubo dal quale non si sveglieranno mai più. La nascita dovrebbe essere un evento carico di gioia (e per la maggior parte delle famiglie è così), e quando accadono tragedie come quelle che stanno riempiendo i giornali mi si stringe il cuore e mi dico che sono fortunata perché come dice mia nonna “stiamo sotto al cielo”.
Ora, fatta questa fondamentale premessa che dovrebbe scongiurare il rischio di commenti del tipo “non hai pietà per queste famiglie”, esprimo la mia perplessità di fronte a questa epidemia di liti in sala parto, medici fanatici privi di qualsiasi morale, casi di malasanità che affollano i giornali.
I giornalisti ci marciano. Lo so per esperienza. Se si crea un caso si ha materiale per fare i titoloni per settimane. Una volta fu l’epoca dei cani che azzannavano a morte le persone (e per un periodo sembrava che l’Italia fosse invasa da cani assatanati e fuori controllo), poi più nulla, anche se magari ogni tanto ancora capita che un cane azzanni un bambino, poi vennero i casi di influenza dei quali i media sentivano l’urgenza di informarci ogni giorno con una specie di countdown e adesso è la volta del “caso delle liti in sala parto”.
Da qualche parte ci sarà senz’altro (probabilmente nel primo caso, quello avvenuto a Messina, anche se l’inchiesta sta ancora chiarendo i fatti) una coppia di medici che ha dimenticato il motivo per il quale fa questo lavoro e ha sprecato tempo prezioso a litigare sull’eventualità o meno di praticare un taglio cesareo (un talebano fanatico del naturale a tutti i costi esisterà certamente, così come quello dal bisturi facile “un taglio e via in dieci minuti”: incontrarsi nella stessa sala parto può essere deflagrante).
Ma poi è stato tutto un fiorire di liti tra medici, bambini nati con problemi di invalidità e ovviamente di denunce: quale sarà stato il ruolo giocato da solerti avvocati desiderosi di “fare giustizia” nella scelta dei genitori di fare causa all’ospedale (anche dopo mesi) per ottenere un risarcimento? E quale ruolo ha giocato il solito circo mediatico allestito attorno a una succulenta epidemia di liti in sala parto?
Parti andati male, famiglie distrutte, avvocati e media: un circolo vizioso che contribuisce ad alimentare una diffusa sfiducia nei confronti della classe medica e della Sanità in Italia, tanto che secondo i dati nell’ultimo mese si è registrato un significativo aumento del numero di denunce ai medici nelle ultime settimane.
Non c'è dubbio che sia necessario e urgente ripensare ad una nuova organizzazione dei Reparti di Ostetricia e Ginecologia dei nostri Ospedali, lavorare su una maggiore umanizzazione della classe medica, su una maggiore attenzione alla mamma e alle sue esigenze, così come è importante informare la mamma sui rischi che sta correndo, ma questi ed altri aspetti - che vanno migliorati e affrontati - non devono essere strumentalizzati al fine di instillare nell'opinione pubblica l'idea che in Italia non sia sicuro partorire perchè in realtà l'Italia è il posto dove si registra la più bassa mortalità materna di tutto il mondo.
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