martedì 18 maggio 2010

Il dolore passa, l'aver sofferto mai ...

Conviviamo con il dolore per tutta la vita e lo impariamo sin da bambini. Ma secondo uno studio dell’University College di Londra i bambini che vengono alla luce prematuramente faranno per sempre i conti con una maggiore predisposizione al dolore.


La rivista Neuroimage ha pubblicato i risultati di questo studio condotto su 15 bambini sui quali è stata misurata la reazione al dolore (attraverso un monitoraggio cerebrale) mentre venivano sottoposti a un prelivo del sangue. La metà dei bambini era nata al termine della gravidanza, l’altra metà era nata tra la 24° e la 32° settimana e aveva trascorso 40 giorni in ospedale. Secondo le misurazioni condotte dagli studiosi, i piccoli prematuri reagivano all’iniezione con maggiore dolore. Il motivo? La nascita difficile, una lunga degenza in ospedale, esami e terapie lascerebbero una traccia praticamente indelebile nel cervello e nella memoria dei prematuri.

Il dolore passa, l'aver sofferto mai diceva Buytendijk.

Naturalmente questa è solo una prima teoria e andrà approfondita e confermata con altri studi, condotti su più vasta scala. Ma di certo è uno studio che mira a concentrare l’attenzione di medici, scienziati e anche dei genitori su quanto nascere prematuramente possa essere faticoso, difficile e doloroso e quanto spesso ignoriamo cosa i neonati sentano e provino. Con quali mostri e con quanto dolore facciano i conti.

E’ passato il tempo in cui si credeva che i bambini avessero una percezione del dolore inferiore a quella degli adulti e che scordassero il dolore. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute il dolore dei piccoli pazienti non va sottovalutato e va gestito con cura: il pediatra ha l’obbligo di valutare l’intensità del dolore con regolarità; seguire la progressione dei farmaci secondo la scala terapeutica del dolore; utilizzare le terapie comportamentali, cognitive, fisiche e di supporto a quelle farmacologiche; somministrare dosi di antalgici sufficienti a garantire il riposo notturno; anticipare e trattare aggressivamente gli effetti collaterali.

Leggo con piacere che il Bambino Gesù di Roma ha fatto dell’attenzione al dolore dei piccoli un fiore all’occhiello delle sue prestazioni. Esiste un servizio 24 ore su 24, ad esempio, per la gestione del dolore nei pazienti del Pronto Soccorso. Quando il bambino arriva al PS la gravità del suo dolore viene valutata secondo precisi parametri, in questo modo i medici possono procedere con la somministrazione di analgesici.

Ma in che modo è possibile fare una valutazione del dolore dei bambini?
Esistono ormai numerosi strumenti di valutazione distinti a seconda dell’età del paziente.


Se il bambino è in età prescolare e non è in grado di spiegare come si sente, il medico dovrà fare una valutazione in base a parametri di comportamento - come il pianto, la posizione assunta dal bambino, l’espressione del viso ecc… - e a parametri fisiologici - come la frequenza respiratoria e cardiaca, pressione arteriosa e sudorazione oppure seguendo uno dei sistemi di valutazione del dolore adottati a livello internazionale (come la scala PIPP - Premature Infant Pain Profile e la CHEOPS - Children’s Hospital of Ontario Pain Scale

Se il piccolo paziente è in età scolare può provare lui stesso a spiegare l’intensità del suo dolore usando diversi tipi di scale di valutazione: come la Scala Wong-Baker (con la quale il piccolo sceglie una delle tante faccine con espressione diversa che va dal sorriso al pianto), la NRS – Numeric Rate Scale (con la quale il bambino assegna al suo dolore un numero che va da 0 a 10), la VRS - Verbal Rate Scale (il bambino assegna al proprio dolore un aggettivo da nessun dolore a dolore fortissimo), la Color Analog Scale (il bimbo sceglie un colore per definire il dolore in una scala dove il colore più intenso è associato al maggiore dolore) oppure la VAS - Scala Analoga Visiva (il bambino ha di fronte una linea retta e deve decidere a che punto tra i due capi, che indicano massimo e minimo dolore, si colloca la sua pena).

Accanto alla terapia del dolore si può associare anche una serie di numerose tecniche analgesiche non farmacologiche che hanno un grande potere sui bambini. Ad esempio si può chiedere al bambino di respirare profondamente oppure di soffiare sulle bolle di sapone, oppure si può distrarlo, dalle operazioni a volte dolorose che il personale sanitario sta compiendo, con i suoi giochi preferiti portati da casa. Un’altra tecnica per aiutare il bambino a gestire meglio il dolore è quella del guanto magico: il guanto invisibile indossato dall’infermiere che deve fare un prelievo può provocare una desensibilizzazione della mano che dura finché si indossa il guanto.

Ogni terapia anti-dolore non farmacologica va utilizzata a seconda dell’età del bambino.


Link utili:
http://www.fondazione-livia-benini.org/
http://www.dottorsorriso.it/index.php
http://www.patchadams.org/


Image: Mary Cassatt

4 commenti:

Anonimo ha detto...

questo post è bellissimo ...e utilissimo. grazie :-)
serena

Monica ha detto...

Questo post mi conforta, perché credo che i medici troppo spesso applichino il protocollo, senza curarsi di tanti aspetti altrettanto meritevoli di attenzione. Articolo molto interessante, che fa riflettere.

Anonimo ha detto...

ciao, interessanti informazioni. e magari potrebbero tornare utili anche a noi genitori quando dobbiamo provare a capire cosa provano i bambini piccoli. chissà se qualcuna di queste scale possiamo usarle anche noi non professionisti.
simona

Elsa ha detto...

Ciao a tutti! Sono Elsa, una infermiera e desidero complimentarmi con te, il tuo post divulgativo sugli sviluppi a riguardo della valutazione e gestione del dolore è molto pertinente ed è importante che ci siano persone come te (anche al di "fuori" del settore sanitario), che pongono l'attenzione su questo problema troppo spesso sottostimato!