Per anni gli educatori hanno pensato che avere dei genitori istruiti fosse il più efficace modo per predire il livello culturale ed educativo di un bambino (il che potrebbe anche essere se non fosse che se ne vedono in giro di capre con genitori di sopraffina cultura..).
Adesso uno studio condotto da alcuni sociologi dell’Università del Nevada ha scoperto che a fare la differenza sarebbe la quantità di libri che ci sono in casa: se un bambino cresce in una casa dove ci sono almeno 500 titoli le sue chanche di studiare più a lungo e con maggior profitto aumentano.
Il connubio tra i due elementi, poi, sarebbe davvero interessante: crescere in mezzo ai libri e avere dei genitori acculturati aumenta di almeno 3,2 anni il livello dell’istruzione.
I sociologi hanno analizzato per vent’anni ben 70mila famiglie abitanti in 27 Paesi diversi e hanno concluso che, in generale, avere dei libri in casa è un economico investimento che potrebbe avere ripercussioni significative e preziose sul livello di educazione e sul futuro dei bambini. Secondo Mariah Evans non è nemmeno necessario arrivare fino a 500 titoli: averne già venti in uno scaffale aumenta le probabilità che il bambino cresca con curiosità e si sviluppi in lui il desiderio della conoscenza e dello studio.
In fondo tutti noi che amiamo i libri lo sappiamo bene: magari siamo cresciuti in una casa dove c’era un mucchio di libri e questi misteriosi oggetti hanno rappresentato per ciascuno una scintilla di curiosità nei confronti del mondo.
Mi viene in mente un’intervista rilasciata da Bice Biagi all’indomani della morte di suo padre: raccontava che nella grande libreria di casa alcuni libri erano inaccessibili. Alcuni grandi classici erano stati sistemati negli scaffali più alti e alle bambine che chiedevano di leggerli, Enzo Biagi spiegava che non era ancora arrivato il momento perché erano troppo piccole. Questa inacessibilità, questo alone di mistero ha stimolato nelle ragazzine una straordinaria curiosità nei confronti dei grandi libri e ne ha fatto appassionate lettrici.
2 commenti:
ciao sono sabrina, non so questi 500 libri, ma confermo quello che dice questo studio. io e mio fratello siamo molto diversi ma ci accomuna l'amore per la lettura e siamo entrambi cresciuti in una casa piena di libri. se i genitori danno l'esempio è il modo migliore per insegnare l'amore per la cultura
Bellissima questa ricerca! Io me lo chiedo sempre, com'è che funziona che si è attratti dai libri, e spero sempre di riuscire a trasmettere questo amore a mio figlio. Quando ero piccola, mia madre non era una grande lettrice (non aveva tempo, con 3 figlie e un lavoro, purtroppo) mio padre era anche lui impegnatissimo ma leggeva sempre il giornale. Le mie sorelle non sono grandi lettrici, la casa non era strapiena di libri, eppure, intorno ai 14 anni ho cominciato a divorarne di tutti i tipi, mi pare di avere "iniziato" con Balzac che accidentalmente ho trovato in uno scaffale. Da lì non ho più smesso.
C'è da dire che da piccolissima ero attratta da penne, fogli, pagine, copertine. Mia madre l'aveva capito, e me ne comprava parecchi di libelli, che io guardavo senza passione, perché c'erano solo figure e io cercavo una storia.
Secondo me la ricerca rileva un fattore chiave: la presenza in casa di tanti libri li rende familiari.
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