mercoledì 9 settembre 2009

Regole sulla pubblicità: sogno o realtà?

Confesso di averci fatto un pensiero serio. Con l’avvento dell’era del digitale terrestre io e mio marito ci siamo detti: “ma perché mettere questo decoder? E se invece spegnessimo la tv per sempre e lasciassimo acceso solo il dvd per vedere film e cartoni senza pubblicità?”.
Non siamo stati così coraggiosi e alla fine ci siamo dotati del decoder, ma la perplessità resta.
Ciò che non mi convince non è tanto il cartone animato del momento o il prodotto televisivo trash, ma la pubblicità che interrompe con una incredibile frequenza i programmi per bambini alienandoli a suon di decibel per convincerli che questo o quel prodotto si deve assolutamente comprare.
Vivo il momento della pausa pubblicitaria per bambini (ma anche quella destinata agli adolescenti che pubblicizza drink superalcoli travestiti da innocue bevande dai colori sgargianti) come un insopportabile sopruso ai danni dei più piccoli, di coloro i quali non hanno alcuno strumento per difendersi e per distinguere tra cosa si desidera realmente e ciò che invece viene quasi imposto con subdole tecniche di fascinazione.
Poi oggi leggo la notizia che in Spagna se ne sono accorti anche loro e si sono mossi per cambiare le cose. Il governo e le aziende hanno fatto un accordo in nome della salute dei bambini che un domani saranno adulti obesi e peseranno non solo sul servizio sanitario nazionale ma anche sulle casse dello stato. Quindi al bando gli spot pubblicitari che promuovono senza ritegno il cibo spazzatura.
I dati sono chiari: in Spagna – ma le cose non sono diverse nel resto d’Europa, per non parlare degli Stati Uniti – il 19% dei piccoli è in sovrappeso e il 9% è addirittura già obeso. Le conseguenze si vedono immediatamente: sono già predisposti al diabete e alle malattie cardiovascolari e diversi studi hanno dimostrato che i bambini obesi mostrano precoci segni di aterosclerosi (un’occlusione delle arterie).
Bisogna correre ai ripari al più presto e si inizia proprio così, agendo sul principale veicolo di promozione di uno scorretto regime alimentare: la pubblicità. Non viene messo al bando uno specifico prodotto, ma non saranno più trasmessi messaggi ingannevoli, che si rivolgono direttamente ai bambini invitandoli a mangiare prodotti poco salutari.
I responsabili delle diverse emittenti televisive saranno chiamati a vigilare: spot che pubblicizzino junk food non dovranno andare in onda durante i programmi destinati ai bambini, non dovranno contenere immagini spaventose né far leva sulle fantasie infantili. Insomma non più un codice di autoregolamentazione, che era già stato approvato anni fa dalle principali aziende alimentari, ma un vero e proprio divieto. Pena una multa che può arrivare ai 180mila euro.
Per adesso l’unica emittente esclusa da questo provvedimento è quella pubblica, la TVE, ma perchè continuerà a mandare in onda spot solo fino a Natale. Dall’anno prossimo niente più pubblicità sulla tv di Stato: verrà finanziata in altro modo.
Anche questo mi piace. Ma è un’altra storia.

2 commenti:

Anacronista ha detto...

Sì, condivido ( difatti non solo non accendo mai la tv ma l'idea di NON comprare il decoder e così liberarmi per sempre anche dalla semplice possibilità di vederla mi appaga moltissimo ), ma secondo me bisogna essere più radicali. Nel senso che va bene la mossa contro l'obesità, però quello è solo un piccolo aspetto del problema "pubblicità". Personalmente credo che la sua invasività, la sua insistenza, la sua onnipresenza siano una delle cause fondamentali dell'andamento "frustrato e frustrante" di questa società.

MammaNews ha detto...

sì è solo una piccola goccia nel mare, ma da qualche parte si deve pur iniziare no? io non sono così radicale sulla pubblicità, anzi ne riconosco anche il valore dal punto di vista della comunicazione e della creatività. mi irrita molto però quando fa leva sui più indifesi e sui bambini.