giovedì 25 giugno 2009

Il bambino è competente: una teoria illuminante


Libro illuminante questo ultimo saggio di Jesper Juul.
Libro che consiglio ad ogni genitore, perché parte da una teoria apparentemente rivoluzionaria: il bambino è competente e ciò che fa lo fa perché ritiene sia la cosa più giusta da fare in una precisa situazione e perché è spinto dalla precisa volontà di collaborare.
Esempio: la mamma è angosciata al pensiero di lasciare la piccola al nido? La bambina avverte i sentimenti della madre e li copia, piangendo quando arriva al nido. Se chiedessimo alla madre se la figlia collabora lei risponderebbe di no, eppure la piccola sta solo facendo capire alla mamma che c’è un problema e che non è chiaro se deve essere contenta di andare al nido oppure angosciata.
Il libro è ricco di esempi di questo tipo che dimostrano quanto e in quali occasioni i bambini siano collaborativi sforzandosi di interpretare le richieste dei genitori.

Capitolo chiave quello sull’autostima e sulla fiducia in se stessi.
In estrema sintesi. Autostima è “la conoscenza e l’esperienza di quello che siamo e si riferisce a quanto conosciamo noi stessi (..) significa ‘mi sento bene, ho un valore perché esisto!’”.
L’autostima è un pilastro fondamentale della nostra esistenza e chi non ha autostima è in perenne lotta con i sensi di colpa e l’autocritica.
La fiducia in se stessi è cosa diversa e si acquisisce col tempo. “E’ la misura di ciò che riteniamo di essere in grado di fare, di quanto pensiamo di essere validi o maldestri e si riferisce a ciò che riusciamo a realizzare. Si tratta di una qualità esterna, acquisita”.
Due capisaldi diversi, dunque, e Juul non si stanca mai di ripeterlo. Possiamo, come genitori, provare a favorire la fiducia in sé e del nostro bambino ma non è detto che questo aumenti la sua autostima: “sapere cosa siamo capaci di fare non migliora il giudizio su chi siamo”. In altre parole: va bene incoraggiare, sostenere, aiutare il bambino ma è indispensabile anche aiutarlo a “sentirsi bene con se stesso”.
Interessante quando Juul specifica che in fondo la fiducia in se stessi non è poi così importante: non è un problema psicologico ma pedagogico. Con l’aiuto di un insegnante di musica possiamo imparare a suonare il piano, con quello di un coach possiamo imparare a giocare a calcio, con l’aiuto di maestro possiamo diventare bravi allievi: la nostra fiducia in noi stessi crescerà in maniera proporzionale con i risultati che conseguiremo. Ma nulla sarà importante quanto sentirsi bene con noi stessi anche se non riusciremo a giocare a calcio o a imparare a suonare il pianoforte.

Allora perché sembra che il riuscire ad ottenere un giudizio positivo da chi ci guarda e guarda ai risultati che conseguiamo nella vita sia così importante? I genitori svolgono un ruolo fondamentale. Per nutrire la nostra autostima abbiamo bisogno di: essere visti da chi amiamo che ci identifica per quello che siamo; essere apprezzati per ciò che siamo e avere a disposizione un proprio linguaggio personale per esprimere se stessi. Sono tre requisiti fondamentali per una sana autostima.
I bambini desiderano soltanto essere guardati e riconosciuti dai genitori senza dover mettere in mostra le loro capacità e ciò che sanno fare. Esempio: la mamma torna a casa dal lavoro e il figlio di tre anni le corre incontro portandole un disegno “guarda mamma per te” esclama; la mamma lo guarda e dice “è proprio bello. Sei bravissimo a disegnare”.
Tra i due non c’è stato nessun contatto. Il bambino non è stato visto nè riconosciuto. Voleva esprimere alla mamma che le era mancata ma ha solo un suo personale linguaggio a disposizione. Le offre se stesso “ma in risposta a questa espressione spontanea e personale riceve una valutazione”. La madre si comporta così perché così è cresciuta, perché le hanno insegnato che è così che si da fiducia ai bambini in un mondo dove i bambini sono dei “semiesseri”; se suo marito le avesse parlato così come lei ha parlato al bambino si sarebbe sentita sola e guardata con condiscendenza. Il bambino da parte sua vuole collaborare e adesso che ha imparato le regole non mostrerà più i suoi disegni dicendo “guarda mamma” ma “guarda come sono bravo mamma”.

Io l’ho trovato illuminante.

5 commenti:

Renata ha detto...

Lo regalarono a mio marito tempo fa e non sono mai riuscita a continuare la lettura, probabilmente era un momento sbagliato.
Proverò a riprenderlo.

MammaNews ha detto...

si Renata riprovaci perchè alcuni capitoli sono davvero interessanti, anche quelli in cui parla della responsabilità sociale e personale dei bambini

Letizia ha detto...

Lo ho appena comprato...leggo e commento!

Denise ha detto...

Sembra molto interessante...mi ha fulminata in particolare la distinzione autostima/fiducia in sè. E l'ultimo esempio pure.

Anonimo ha detto...

che teorie interessanti! proverò a leggerlo sotto l'ombrellone. tina