Siete anche voi delle mamme pagliaccio? Cioè quelle mamme che imitano, indicano, fanno le facce e le smorfie?
Se vi riconoscete in questo identikit di cui non andate proprio fierissime può consolarvi una ricerca che dimostra quanto sia importante mettere su questo teatrino, perché se nell’immediato non ne vediamo nessun effetto, se non quello di sentirci un po’ ridicole, verremo ripagate tra qualche anno.
Sembra infatti che i bambini cresciuti in ambienti domestici dove si gesticola molto, si mima, si indica e si chiamano gli oggetti con il loro nome anche quando il poppante non capisce un acca svilupperanno prima e con maggiore rapidità le capacità legate al linguaggio e avranno un vocabolario più ricco quando andranno a scuola.
Sembra infatti che i bambini cresciuti in ambienti domestici dove si gesticola molto, si mima, si indica e si chiamano gli oggetti con il loro nome anche quando il poppante non capisce un acca svilupperanno prima e con maggiore rapidità le capacità legate al linguaggio e avranno un vocabolario più ricco quando andranno a scuola.
La ricerca, condotta dalla studiosa Meredith Rowe dell’Università di Chicago, ha osservato lo sviluppo linguistico di cinquanta bambini di diversi strati socio-economici e provenienti da varie zone della città e ha concluso che i piccoli che a 14 mesi erano cresciuti in un contesto familiare dove si comunicava anche con l’uso delle mani e dei gesti una volta a scuola, all’età di quattro anni e mezzo, potevano vantare un vocabolario più ricco e una migliore capacità linguistica.
Le famiglie dove si dava più importanza ai gesti e alla mimica nella comunicazione erano quelle ad alto reddito e con un elevato livello di istruzione ma la studiosa ha sottolineato che non è una questione di soldi, ma di avere una più o meno spiccata tendenza a comunicare usando molto la gestualità. Spesso, infatti, i genitori che sono abituati a raccontare la realtà usando anche i gesti utilizzano le parole giuste per chiamare ogni oggetto, aiutando così il bambino a fissare nella memoria il nome e ad associarlo proprio all’oggetto giusto.
Una teoria affascinante davvero. Se non altro mi sentirò un po’ meno stupida la prossima volta che indicherò un giochino scandendo lentamente la parola “papera” e facendo qua-qua con la faccia da palmipede.
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